Saranno passati almeno 4 anni dall’ultima pubblicazione all’interno di questo blog.
Potrei raccontarti dei problemi che ho affrontato, delle novità che sono arrivate e dei cambiamenti che ho vissuto.
Non giriamoci intorno però: il fatto è che siamo bravissimi a portare a temine le cose degli altri e procrastiniamo ciò che è nostro da sempre.
Ecco la verità.
Mi sono nascosto dietro il classico lo farò appena avrò tempo.
Quante volte ci comportiamo così?
Quante volte riempiamo quel maledetto cassetto dei sogni con tutte quelle cose per le quali invece dovremmo semplicemente trovare il tempo?
Dopo 4 anni di pausa dalla scrittura libera da ogni imposizione e restrizione, ho tirato una linea dietro la quale lasciare esclusivamente ciò che mi appesantiva.
Una linea che somiglia più ad un baratro all’interno del quale lasciar cadere tutto ciò che non mi serve più.
La paura di non farcela.
La paura di non riuscire a rispettare le scadenze dei miei progetti personali (come questo blog).
La paura di non condividere qualcosa di perfetto.
Eppure, dopo tutto questo tempo e dopo infiniti ostacoli con cui ho dovuto fare i conti, credo di aver capito come passare oltre e saltare il baratro con più leggerezza.
Siamo complicati, è questo il punto.
Tutte le volte che rientravo all’interno di questo sito web continuavo a ripetermi costantemente la stessa domanda…
Di cosa dovrei parlare? Quanta fatica ci vorrà per essere costante? Chi leggerà ciò che scriverò?
Mi sentivo come un cane che si morde la coda.
O semplicemente, come succede il più delle volte, trovavo delle scuse per non cominciare.
Ecco, se c’è una cosa che mi porto dietro da sempre è che la condizione peggiore nella quale vivere è il forse.
Vivere con il dubbio.
Un po’ come quando vai a vedere un film e ti alzi prima del finale, io spegnevo il pc continuando a chiedermi come sarebbe andata se fossi tornato a picchiettare la testiera per me stesso e non per altri.
Scrivere per il puro piacere di farlo.
Non per ricevere un compenso.
Il punto è che siamo dannatamente complicati e il più delle volte ci è più facile pensare a cosa accade piuttosto che farlo accadere davvero.
Se ci pensi però è proprio questo il bello.
Ognuno di noi è complicato a modo suo e questo rende la vita un viaggio che vale la pena di vivere con il volante in mano e non sul sedile del passeggero.
Ed è questa nuovo punto di vista che mi ha permesso di dare fondo a tutte le mie abilità professionali e rivoltare questo sito web (a proposito, se ti piace fammelo sapere!).
Questo articolo e questo intero blog è un elogio alla complessità di tutti.
Una voce in mezzo al mare della conformità, delle regole, delle restrizioni.
Del fai così se vuoi avere successo.
Probabilmente io non cerco il successo per come lo si intende il 99% delle volte.
La mia idea di successo coincide con la mia idea di libertà.
Fare ciò che amo senza vincoli.
Libero da scadenze, da trend eterei che muoiono subito dopo essere nati.
Da contenuti che vivono come le farfalle ma che, al contrario loro, non mi lasciano nulla.
Dalla spasmodica moda del dobbiamo farlo sapere a tutti.
Ma a tutti chi?
Chi è che ci legge davvero?
Chi ci ascolta prima, per ragionare sulle nostre parole poi?
Ho deciso di riprendere in mano questo progetto esattamente con questo spirito.
Scrivere senza una scadenza e di ciò che mi appassiona di più in un determinato momento della mia vita.
Perché sì: siamo complicati e non amiamo per sempre qualcosa.
L’amore per la scoperta e per la novità è meraviglioso se impari a gestirlo al meglio.
Ma perché ti sto dicendo tutto questo allora?
Tutto bellissimo Rocco ma che me ne faccio di questo articolo?
Fanne pure ciò che vuoi.
Chiudi la finestra e passa ad altro se vuoi.
Condividilo con altri ( a proposito, in fondo ho impostato dei link per aiutarti a farlo).
Oppure, se non vuoi sentirti con la sgradevole sensazione di aver sprecato ancora una volta il tuo prezioso tempo, rileggilo di nuovo.
Questo non è un semplice articolo, ma l’episodio 1 di una serie che non andrà mai ascoltata con disinteresse.
Ma una storia che va letta con passione, attenzione e con labbra libere dal pregiudizio.
Ovviamente non sarò sempre così aulico e poetico e nel corso dei prossimi mesi di parlerò di copywriting, crescita personale, produttività ed equilibrio vita/lavoro con termini più tecnici e pratici.
Ma per iniziare, desideravo tanto tornare dove sono stato bene.
A quelle parole che hanno costruito la mia strada da quel lontano 2013.
Perché sì, alla fine si torna sempre dove si è stati bene (almeno una volta).
E tu, dov’è che sei stato bene? Dove ti piacerebbe tornare?
A presto, forse.